La lesione, o rottura, della cuffia dei rotatori è una delle più frequenti cause di dolore alla spalla, soprattutto notturno. Colpisce persone adulte tra i 40 e i 65 anni, sia per il sovraccarico sui tendini dato dallo sport o da movimenti ripetitivi, sia per traumi e cadute a terra.
Causa sintomi che oltra a interferire la notte con risvegli frequenti per dolore, possono essere molto invalidanti e ridurre le possibilità di movimento, andando a limitare quelle attività quotidiane anche banali come pettinarsi i capelli, allacciarsi il reggiseno, o portare un bicchiere alla bocca.
L’intervento chirurgico è spesso risolutivo, ed in mani capaci viene eseguito in chirurgia mininvasiva artroscopia in circa 20 minuti; comporta una riabilitazione post operatoria di circa 4 mesi totali, e permette una risoluzione pressochè completa dei sintomi.
Che cos'è la cuffia dei rotatori?
La cuffia dei rotatori è una struttura presente nella spalla e che copre la testa dell’omero. È formata dall’unione dei tendini di quattro muscoli: il sottoscapolare, il sovraspinato, il sottospinoso, e il piccolo rotondo. Il sottoscapolare è il più anteriore e agisce nella rotazione interna del braccio, quindi permette la capacità di portare la mano dietro la schiena. Il sovraspinato (o sovraspinoso), è in posizione superiore e permette l’elevazione del braccio. Sottospinoso e piccolo rotondo sono situati nella parte posteriore della spalla, il primo più in alto rispetto al secondo, e si attivano per permettere la rotazione esterna.
Lavorando in sinergia svolgono la funzione di sollevare e ruotare il braccio permettendo un arco di movimento molto ampio e complesso. Nell’insieme rappresentano l’unità più importante per il movimento della spalla, che è comunque supportato anche dall’azione degli altri 20 muscoli del cingolo scapolo-toracico, quelli compresi tra il torace e il braccio.
Che cos'è la rottura della cuffia dei rotatori?
La rottura della cuffia dei rotatori è quella condizione per cui una parte delle fibre tendinee presenta un danno più o meno esteso, per lunghezza, per larghezza, o per spessore. Più frequentemente viene utilizzato il termine “lesione” ma attenzione, questo non sta ad indicare una condizione più lieve o da sottovalutare, bensì è un sinonimo semplicemente più comune nel lessico medico ortopedico.
In base al tipo di danno e alla sua gravità si possono identificare situazioni differenti:
- Tendinopatia o tendinosi
- Lesione o rottura parziale
- Lesione o rottura parziale subtotale
- Lesione o rottura completa
- Lesione o rottura massiva
- Lesione o rottura massiva irreparabile
La lesione della cuffia dei rotatori meno grave, lo stadio iniziale, viene indicato con il nome generico di tendinopatia di cuffia (sinonimo di tendinosi), e rappresenta una rottura che si inizia a manifestare quasi a livello molecolare tra le fibre di collagene e che non si è ancora concretizzata in un danno osservabile ad occhio nudo.
Più grave è la rottura o lesione di tipo parziale, che si realizza quando una parte delle fibre tendinee ha iniziato a distaccarsi dalla sua inserzione sull’osso. Questa rottura può svilupparsi sul versante superiore (quindi definita parziale bursale) o sul versante inferiore (quindi definita parziale articolare), oppure ancora svilupparsi all’interno del tendine stesso, che pur presentandosi “apparentemente integro” in realtà è come svuotato al suo interno. Questa rottura viene anche chiamata lesione parziale interstiziale.
La lesione o rottura parziale più grave, infine, è quella definita subtotale e rappresentata da quei quadri clinici in cui solo una piccola porzione di fibre tendinee è rimasta inserita all’osso, e che si comportano da un punto di vista meccanico come se il tendine affetto fosse completamente inefficace.
Quando le fibre dello stesso tendine sono disinserite completamente dall’osso si può parlare di lesione o rottura della cuffia dei rotatori di tipo completo. Questo quadro è grave perché non è più possibile, per via naturale, ottenere una guarigione spontanea e avere una cicatrice che riporta ad unire il tendine e l’osso, ma l’unica evoluzione sarà il peggioramento.
La gravità della rottura completa del sovraspinoso (o di altro tendine della cuffia dei rotatori) dipende dalla sua estensione in larghezza e dall’entità della retrazione rispetto al punto di inserzione sull’osso previsto in origine.
La lesione completa della cuffia dei rotatori più grave in assoluto è rappresentata dalla rottura massiva. Con questo termine si identifica quella condizione che non riguarda più uno solo dei 4 tendini della cuffia dei rotatori ma ne coinvolge almeno 2, e si caratterizza quasi sempre per una retrazione importante che può, a seconda di quanto si riscontra in sala operatoria, anche essere irreparabile con le tecniche classiche e richiedere una chirurgia ortopedica “maggiore” come un transfer del gran dorsale.
Quali sono le cause della rottura della cuffia dei rotatori?
Il meccanismo che porta a rottura di uno più tendini della cuffia dei rotatori può essere traumatico oppure degenerativo. Le lesioni o rotture degenerative sono causate dal sovraccarico e dall’infiammazione che ne consegue. Questo si realizza principalmente in seguito al sollevamento di oggetti pesanti oltre il livello delle spalle, o per movimenti ripetitivi e frequenti con la mano oltre il livello della testa, gestualità tipiche di lavori come il metalmeccanico, il magazziniere, o l’imbianchino. Similmente, nell’ambito sportivo, sono più affetti i giocatori cosiddetti “overhead”, come chi pratica la pallavolo, il beachvolley, e gli sport da lancio.
La rottura degenerativa si sviluppa senza trauma poiché i tendini della cuffia dei rotatori, e soprattutto il sovraspinoso, presentano delle caratteristiche particolari che li rendono molto sensibili all’infiammazione: hanno pochissimi vasi sanguigni a portare sangue (ossigeno, e nutrimento), lavorano contro la forza di gravità (poiché tra gli effetti che esercitano vi è anche il tenere centrata verso il basso la testa dell’omero), e vanno quindi incontro ad una sorta di usura precoce.
Con il passare del tempo quindi, si sviluppa un quadro di infiammazione (tendinite) cronica con borsite, cui inizialmente vi si riferiva con il termine di periartrite, che si traduce in una perdita dell’elasticità del tendine che non sarà più in grado di tollerare le attività precedenti e che contribuirà a sua volta ad aumentare l’infiammazione.
Questo circolo vizioso è poi peggiorato da alcuni fattori generali come altre possibili malattie da cui si è affetti (tra tutte il diabete che, tra i suoi primi danni, va a colpire la circolazione capillare riducendo ancora di più l’irrorazione del tendine), e da fattori abitudinari (ad esempio il fumo, che anch’esso colpisce il microcircolo e la circolazione capillare).
Quali sono i sintomi della rottura della cuffia dei rotatori?
Le lesioni della cuffia dei rotatori sintomatiche solitamente causano i seguenti sintomi
- Dolore alla spalla. Il dolore alla spalla si presenta inizialmente durante alcune attività specifiche che combinano le rotazioni e le elevazioni.
- Con il passaggio da un quadro di tendinopatia ad uno di lesione parziale o completa, il dolore diventa più intenso, scatenato da movimenti molto più semplici, presente anche durante attività banali come asciugarsi i capelli o curare la propria igiene. Caratteristica specifica del dolore alla spalla per una rottura della cuffia dei rotatori è la presenza alla notte, andando sia a creare notevoli difficoltà nel trovare la posizione corretta per addormentarsi, sia a provocare risvegli (alle volte molto frequenti).
- La gravità del sintomo dolore non corrisponde necessariamente però alla gravità del danno alla cuffia dei rotatori, e non è raro che il paziente con una rottura massiva irreparabile si presenti a studio con un braccio francamente compromesso nella funzione per gli altri sintomi ma che non provoca dolore.
- Limitazione progressiva del movimento.
- La riduzione del movimento in presenza di una rottura della cuffia dei rotatori è direttamente proporzionale alla gravità del danno. Quindi, più sarà ampia la lesione che coinvolge il tendine, più sarà ridotto il movimento dato da quel tendine.
- La rottura completa del tendine del sovraspinoso può, in alcuni casi, essere ben compensata dall’azione degli altri tendini della cuffia dei rotatori. In questa situazione, definita “spalla funzionale”, anche l’elevazione sarà possibile in maniera quasi completa, mentre sarà assente la forza.
- Quando sono coinvolti più tendini e si parla di rottura massiva della cuffia dei rotatori, la spalla non sarà più bilanciata e il movimento sarà di conseguenza estremamente ridotto fino a casi gravi definiti “pseudoparalisi”.
- La riduzione della forza.
- La riduzione della forza in presenza di una rottura della cuffia dei rotatori è un sintomo che indica con molta probabilità la presenza di una rottura completa di un tendine. Questa si sviluppa poiché, andando ad attivare la muscolatura, il tendine ormai disinserito non sarà in grado di muovere correttamente il braccio e di sprigionare la forza richiesta.
- Comunemente il paziente lamenterà l’impossibilità di portare i piatti in alto nello scolapasta o di sollevare una bottiglia di acqua. Anche le rotture parziali possono associarsi a deficit di forza, ma in questo caso il limite sarà dato prevalentemente dall’entità del dolore avvertito durante lo sforzo.
- Sono casi particolari, quasi eccezioni, quei pazienti che presentano una buona massa nei muscoli intorno alla spalla, soprattutto del muscolo deltoide, perché partecipando anch’esso a molti dei movimenti dati dalla cuffia dei rotatori è in grado di sopperire al deficit.
- Sensazione di scatti, scroscii, e “rumore” vario durante il movimento, che rappresentano un segnale di danno indiretto e sono causati dalle iniziali anomalie della meccanica della spalla, non più perfetta per la presenza della lesione della cuffia dei rotatori.
Quali sono i fattori di rischio per la rottura della cuffia dei rotatori?
Tra i fattori di rischio per la rottura della cuffia dei rotatori vi è, innanzitutto, il tipo di attività svolta dal paziente. Quell’attività che preveda il portare in alto la mano, oltre il livello delle spalle, è sicuramente la più tipica e caratteristica, che sia svolta con bassi pesi ma movimenti ripetitivi o che sia svolta con un singolo peso più grande. Pertanto, considerando il tipo di lavoro che può portare a sviluppare una lesione della cuffia dei rotatori, sarà più a rischio l’imbianchino (o il magazziniere o il metalmeccanico) rispetto ad un impiegato. Considerando il tipo di sport, sarà più a rischio il pallavolista (o il tennista) rispetto al calciatore.
Questo rischio è dato dal fatto che i tendini della cuffia dei rotatori vengono maggiormente attivati e contratti durante le attività, e la contrazione ripetitiva o protratta produce compressione sui pochi vasi sanguigni presenti causando ischemia.
Allo stesso modo anche le condizioni naturali, come l’invecchiamento, o la presenza di altre malattie che possono interferire con la circolazione sanguigna capillare, o alcune abitudini e stili di vita, sono considerati fattori di rischio per la rottura della cuffia dei rotatori. E quindi l’età superiore ai 55-60 anni, l’ipertensione, l’obesità, le anomalie del colesterolo, il diabete, l’abitudine al fumo, e la vita sedentaria, sono tutti fattori di rischio riconosciuti.
L'evoluzione delle lesioni alla cuffia dei rotatori
Una volta creatasi una lesione della cuffia dei rotatori completa la sua evoluzione sarà, inevitabilmente, verso il peggioramento. Diventerà prima una lesione massiva comportando una grave limitazione nell’uso del braccio, e successivamente sarà l’innesco per sviluppare artrosi della spalla.
Questo avviene perché il muscolo continuerà a contrarsi anche in presenza della rottura completa, e andrà a tirare su di un tendine oramai disinserito dall’osso con l’unico effetto di aumentare le dimensioni della rottura.
Poiché i tendini della cuffia dei rotatori sono connessi anche tra di loro, con il passare del tempo la retrazione del tendine rotto causerà anche la rottura del tendine più vicino trasformando la rottura completa in una rottura massiva. Anche questo secondo tendine rotto, per l’azione del suo muscolo, verrà progressivamente retratto. L’effetto è la perdita totale della biomeccanica della spalla, con la risalita della testa dell’omero.
In questa fase, le superfici cartilaginee dell’articolazione non saranno più correttamente in asse e si produrrà un’usura eccessiva della cartilagine e dell’osso sottostante trasformando il problema da una rottura massiva della cuffia dei rotatori ad un’artrosi di spalla, con tutta la sintomatologia del caso e la necessità di impiantare una protesi inversa di spalla.
Come si previene la rottura della cuffia dei rotatori?
La prevenzione delle rotture della cuffia dei rotatori passa dalla correzione delle abitudini e dei comportamenti sbagliati, dalla fisioterapia, e da una perfetta tecnica sportiva. Correggere le abitudini significa agire attivamente sulla rimozione dei fattori di rischio modificabili che peggiorano l’apparato circolatorio: smettere di fumare, mangiare sano, mantenere un salutare peso corporeo.
La fisioterapia, intesa come ginnastica terapeutica e posturale, permetterà di svolgere in sicurezza e con la giusta preparazione fisica quelle attività indispensabili nella vita quotidiana (ad esempio nel proprio lavoro) come sollevare dei pesi o evitare sovraccarichi durante i movimenti ripetitivi.
La preparazione tecnico sportiva sarà di aiuto nel prevenire gli infortuni e gli stress dati da gesti troppo esplosivi o mal controllati durante lo sport.
Non da ultimo, è importante imparare a capire il dolore che si avverte senza sottovalutarlo, recandosi a visita ortopedica già ai primi campanelli d’allarme.
Come avviene la diagnosi delle lesioni della cuffia dei rotatori?
La diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori si ottiene dalla somma di diversi fattori. Innanzitutto l’anamnesi attenta e dettagliata, con domande specifiche volte a capire quando e come il paziente avverte i sintomi, le loro caratteristiche, e quindi ipotizzare le possibili cause di un danno.
Successivamente è fondamentale la valutazione clinica, l’esame obiettivo completo che tramite movimenti attivi, passivi, e manovre e test specifici eseguiti anche contro la resistenza del Chirurgo possono evidenziare il deficit delle strutture che compongono la cuffia dei rotatori.
Dopo questa fase si sarà formato un fortissimo sospetto di lesione (se non addirittura già una certezza) e si valuteranno gli esami radiologici (radiografie, risonanza, TC, ecografia, ecc) che confermeranno il sospetto e permetteranno anche di approfondire altri aspetti non valutabili con la visita clinica ma in grado di fornire informazioni preziose riguardo le possibilità di trattamento e di guarigione. In particolare, le RX di spalla sono fondamentali per escludere patologie ossee; la RM di spalla (Risonanza Magnetica) permette di definire lo stato delle altre strutture articolari come legamenti e cartilagini, e soprattutto di definire se la lesione sia riparabile e guaribile, dimostrando il grado di retrazione tendinea, la qualità del tendine e del muscolo, e la presenza di infiltrazioni di grasso.
Qual è il trattamento per le lesioni della cuffia dei rotatori?
Il trattamento delle lesioni della cuffia dei rotatori può essere conservativo, quindi non chirurgico, oppure chirurgico.
Il trattamento conservativo è indicato come primo approccio per tutti quei casi meno gravi come la tendinopatia e le lesioni parziali, per i pazienti più anziani, per i pazienti già affetti da artrosi conclamata ma non ancora candidabili all’intervento di protesi inversa di spalla, e più in generale ai pazienti non operabili.
L’intervento chirurgico, di contro, è da preferire per i casi di lesioni complete, per i pazienti giovani, in presenza di traumi (cadute a terra, strattoni, distorsioni di spalla) ed in seguito ad almeno 3 mesi di un approccio conservativo completo che non abbia dato alcun beneficio.
Terapia conservativa non chirurgica delle lesioni della cuffia dei rotatori
Il trattamento conservativo, quindi non chirurgico, di una lesione della cuffia dei rotatori si avvale di modifiche delle proprie abitudini e del proprio stile di vita per limitare o annullare l’effetto di alcuni fattori di rischio, di antidolorifici per il controllo del dolore soprattutto alla notte, di ghiaccio e antinfiammatori per limitare le recrudescenze.
Il vero cardine del trattamento non chirurgico è però la fisioterapia, intesa come vera e propria ginnastica terapeutica e riabilitativa. Questa permette al paziente di alleggerire il carico di lavoro sulla cuffia dei rotatori e di potenziare la restante muscolatura del cingolo scapolo toracico così da poter comunque riuscire a compiere quelle normali attività quotidiane che richiedono di portare la mano oltre il livello delle spalle, anche in presenza di una lesione parziale della cuffia. I vantaggi della fisioterapia si ottengono tanto a secco quanto in acqua, ma in alcune situazioni in lavoro in acqua (la cosiddetta idrokinesiterapia) è da preferire.
I nutraceutici, ovvero gli integratori alimentari, composti basati su combinazioni di sostanze in grado di agire come nutrimento per il tendine e come blandi antinfiammatori, possono essere utili nei casi meno gravi andando ad alleggerire il paziente dal carico dei farmaci sul proprio metabolismo. Apparecchiature elettromedicali, invece, sono da utilizzarsi in casi altamente selezionati e per brevi periodi, poiché non in grado di garantire un sollievo completo dai sintomi.
Situazioni particolari possono trarre vantaggio anche dalle infiltrazioni alla spalla. Ad esempio, in presenza di una lesione parziale del versante bursale della cuffia dei rotatori può essere efficace un ciclo di infiltrazioni con PRP (plasma ricco di piastrine), mentre in casi di rottura completa con artrosi, ma che non ancora necessita di impiantare una protesi inversa di spalla, può essere efficace un ciclo infiltrativo con acido ialuronico.
Il cortisone, che in passato veniva abbondantemente utilizzato per le infiltrazioni alla spalla, è oggi assolutamente da evitare (semmai va preferita la somministrazione per bocca). Garantisce si un ottimo controllo dell’infiammazione e del dolore, ma è stato ampiamente dimostrato che il cortisone va a depositarsi nel tendine, nella cartilagine, provoca modifiche della qualità tendinea (anche già dalla prima infiltrazione), e pertanto è in grado di andare addirittura a peggiorare la situazione di base mascherando i segnali di allarme.
In generale, il vantaggio di scegliere un trattamento non chirurgico (conservativo) per una rottura della cuffia dei rotatori è quello di evitare i rischi tipici di un intervento, tenere sotto controllo i sintomi e i limiti del movimento, ma mantenere una discreta funzione dell’articolazione.
Tuttavia la patologia, la lesione del tendine, andrà comunque a peggiorare nel tempo e non necessariamente il recupero delle attività che si potrà ottenere sarà sovrapponibile ad una spalla sana, soprattutto in termini di forza.
Intervento chirurgico per la rottura della cuffia dei rotatori
Il trattamento chirurgico della rottura della cuffia dei rotatori viene preso in considerazione in presenza di rotture complete della cuffia dei rotatori, o per dolore continuo nonostante una prima terapia non chirurgica, in condizioni particolari come le lesioni traumatiche dopo una caduta, e nei pazienti giovani.
L’intervento può essere eseguito a cielo aperto o in artroscopia mininvasiva. La letteratura che mette a confronto le due tecniche non è ancora riuscita a dimostrare una netta superiorità dell’una rispetto all’altra, tuttavia la tecnica artroscopica permette minori lesioni sui tessuti molli, un gesto chirurgico più veloce (quindi un’anestesia più leggera), una valutazione perfetta della spalla (evitando che alcune lesioni altrimenti non osservabili passino inosservate), e un ritorno alla vita normale più veloce e con meno sofferenze e complicazioni.
Per questo il trattamento chirurgico della rottura della cuffia dei rotatori è pressochè sempre eseguito con tecnica mininvasiva, mentre un trattamento a cielo aperto e con una più lunga ferita è da considerarsi anacronistico.
In entrambi i casi, l’intervento di riparazione della cuffia dei rotatori consiste nell’inserire nuovamente il tendine rotto sull’omero, nella sua inserzione anatomica, tramite dei dispositivi di materiale diverso (titanio, PEEK, sutura rinforzata, composti riassorbibile) che vengono comunemente chiamati “ancore”. Queste possono essere immaginate come delle piccole viti munite di fili di sutura ad altissima resistenza meccanica. Tali fili vengono fatti passare attraverso il tendine rotto tramite degli strumenti chirurgici dedicati e di altissima precisione, e successivamente annodati tra loro.
Ad ogni nodo che viene realizzato una porzione del tendine rotto verrà riaccostata alla sua inserzione naturale sull’osso, ottenendo a fine intervento una riparazione completa e anatomica.
Con questa chirurgia vengono fornite al tendine (e al paziente) tutte le condizioni necessarie e indispensabili per le quali la biologia possa creare un tessuto di riparazione valido ed efficace di nuova integrazione tra tendine e osso, chiamata “entesi”.
Non viene semplicemente aggiunta una cinghia di collegamento.
Poiché è questo tessuto, e non i fili di sutura, a determinare la buona riuscita della riparazione, la spalla deve essere immobilizzata e protetta in tutore per tutto il tempo necessario, in generale minimo 3 settimane.
Durante l’intervento mininvasivo per la riparazione della cuffia dei rotatori, poiché con questa tecnica è possibile trattare globalmente e allo stesso tempo tutta l’articolazione, si possono eseguire anche altre procedure per poter riparare delle lesioni che, per ragioni tecniche, non erano perfettamente conosciute prima dell’intervento.
Un ulteriore tendine che non fa parte della cuffia dei rotatori, il tendine del capo lungo del bicipite, verrà spesso sezionato volontariamente e non riparato. Questa procedura (tenotomia del bicipite) viene praticata in quanto il tendine in questione è spesso degenerato ed è spesso causa di infiammazioni ricorrenti molto dolorose. Ha un’influenza marginale sulla forza del braccio perché da considerarsi come un residuo dell’evoluzione umana, e la sua sezione non produrrà alcun disturbo al paziente in termini di funzione del braccio. In alcuni casi è possibile far seguire alla tenotomia la riparazione del tendine (tenodesi). Si evita così anche l’unica complicanza possibile della procedura, ovvero la formazione di una tumefazione sul braccio (segno di Popeye) per discesa del ventre muscolare.
Cuffia dei rotatori: riabilitazione
La riabilitazione post chirurgica risulta fondamentale e necessita di una dedizione assoluta da parte del paziente, pena il fallimento della riparazione e la ripresa dei sintomi. Generalmente il tempo che intercorre tra la chirurgia e la guarigione completa è di circa 4 mesi. Il periodo iniziale, il più delicato e cauto, dura circa 1 mese e richiede l’adozione di un tutore in abduzione a 15° per le prime 3 settimane almeno. Dalla rimozione del tutore, in base alle fasi previste dal protocollo riabilitativo, si susseguiranno esercizi di ginnastica passiva, poi attiva (entrambi sia a secco che in acqua), esercizi per il recupero delle forze, ed eventuali farmaci.
Il recupero dall’intervento di riparazione della cuffia dei rotatori è diviso in due fasi.
La prima va dal giorno della rimozione del tutore fino al terzo mese e si caratterizza per il solo obiettivo di recuperare la mobilità completa e fluida, risolvendo i cosiddetti meccanismi di compenso muscolare, e ripristinando un corretto movimento tra scapola e torace e tra scapola e omero.
In questa fase la zona di riparazione del tendine rotto andrà progressivamente incontro ad un processo di rimodellamento che permetterà alle fibre presenti di orientarsi lungo le linee di forza del tendine sano, e quindi di essere successivamente pronto per sforzi più intensi.
Proprio per questo motivo la fase di recupero muscolare e della forza inizia dopo il terzo mese. In questo periodo, dopo la visita ortopedica di controllo, verranno aumentati i carichi e l’intensità della riabilitazione, e si svolgeranno molte più attività di ginnastica propriocettiva.
La ripresa della guida avviene solitamente intorno alla quarta/quinta settimana dall’intervento.
Al termine della riabilitazione ci si può aspettare una spalla non dolorosa, che si muove in maniera completa, e che permette una ripresa più che accettabile delle attività lavorative e ricreazionali. Molto spesso si è in grado di ritornare agli stessi livelli precedenti l’intervento, ed i risultati tendono ad essere duraturi negli anni.
Cuffia dei rotatori: complicanze
La chirurgia della cuffia dei rotatori, per quanto oramai poco invasiva e veloce in mani esperte, può comunque presentare alcune complicanze. Esiste la possibilità che il tendine riparato non guarisca, o che si rompa di nuovo dopo un breve lasso di tempo.
La nuova rottura (recidiva o rirottura della cuffia dei rotatori) può dipendere dalla scarsa qualità del tendine che si è riparato, da una riabilitazione eseguita male che ha permesso lo sviluppo di forze eccessive sulle suture quando il tendine non era ancora guarito, o da una riparazione in cui la sutura è stata eseguita con una tensione eccessiva.
Tendini di scarsa qualità, un maggiore infarcimento grasso, un muscolo molto ridotto di volume, sono fattori che aumentano il rischio di una nuova rottura o di una mancata guarigione.
Va ricordata poi la rigidità post operatoria, caratterizzata da una troppo ridotta mobilità nonostante l’intervento. Solitamente questa condizione ha due presentazioni: la prima, assolutamente normale e "attesa", si sviluppa nel periodo immediatamente successivo alla rimozione del tutore. La seconda, quella patologica più propriamente detta, si configura quando anche dopo 2 mesi dall’intervento il movimento passivo della spalla è ancora notevolmente ridotto. Questa complicanza insorge in seguito ad una risposta infiammatoria esagerata da parte dell’articolazione, della capsula articolare della spalla per la precisione, che andrà a restringersi su sé stessa. Qualora venga diagnosticata, la rigidità sarà inizialmente trattata con una correzione al programma riabilitativo in atto.
In ultimo, nonostante il tasso di incidenza bassissimo, è anche possibile sviluppare infezioni (la cui presentazione è comunque ridotta dall’uso di antibiotici prima dell’intervento). Infine sono descritte lesioni del nervo circonflesso, ma quest’evento è rarissimo.
La mia esperienza circa casi di lesioni della cuffia dei rotatori
La mia esperienza riguardo la riparazione della cuffia dei rotatori inizia nel 2010 con la frequenza presso il reparto dedicato dell’ospedale “Marco Pasquali” I.C.O.T. di Latina (LT), polo squisitamente ortopedico in cui già da tempo si eseguivano trattamenti artroscopici mininvasivi per questa patologia.
Da allora ho frequentato svariati congressi e corsi dedicati, anche su preparati anatomici, affinando dapprima le capacità diagnostiche e poi chirurgiche.
Da allora ho partecipato a circa 300 interventi l’anno sull’articolazione della spalla e mi sono affermato come esperto nazionale sul tema, diventando parte attiva ai corsi e ai congressi superspecialistici portando la mia casistica ed esperienza al servizio della formazione altrui, e venendo spesso convocato come docente e tutor per i cadaver lab delle principali società scientifiche ortopediche italiane, nonché anche al prestigioso congresso della Società di Artroscopia del Nord America (AANA) a Chicago nel 2018 nella sessione “Emerging Leaders in Arthroscopy”.
Sono Autore di numerose pubblicazioni riguardanti la riparazione della cuffia dei rotatori su riviste scientifiche internazionali di settore, impattate e indicizzate su PubMed:
- Transfer del Gran Dorsale artroscopicamente assistito per le rotture massive irreparabili della cuffia dei rotatori.
- Tecnica chirurgica per il potenziamento della riparazione della cuffia dei rotatori con cellule staminali autologhe: LASCA.
- Studio prospettico randomizzato e controllato riguardo il potenziamento con patch delle riparazioni della cuffia dei rotatori: esiti a 24 mesi;
- Fallimento della riparazione della cuffia dei rotatori: trattamento transosseo completamente artroscopico;
- Come gestire il fallimento di una riparazione della cuffia dei rotatori: il potenziamento biologico;
- Riparazione artroscopica di lesione isolata del tendine sottoscapolare in adolescente calciatore professionista;
- Tecnica chirurgica per la riparazione della cuffia dei rotatori con innesto dei tendini semitendinoso e gracile;
- Tecnica chirurgica “V-SLED” per il posizionamento di una membrana porcina di rinforzo alla riparazione della cuffia dei rotatori.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Questo articolo originale è stato redatto riassumendo l’esperienza del dott. Dei Giudici e la più recente bibliografia scientifica di riferimento. Di seguito i link per approfondire le fonti di questa pagina:
- Natural history of rotator cuff disease and implication on management. Hsu J, Keener JD. Oper Tech Orthop. 2015, mar, 1;25(1):2-9 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4695395/
- Prevalence, natural history, and nonoperative treatment of rotator cuff disease. Khun JE. Oper Tech Sport Med. 2023, Volume 31, Issue 1 https://doi.org/10.1016/j.otsm.2023.150978
- Risk factors for full-thickness rotator cuff tears: a systematic review and metanalysis. Zhao J, Pan J, Zeng L, Wu M, Yang W, Liu J. EFORT Open Rev. 2021 nov; 6(11): 1087-1096 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8631239/
- Diagnosis, prevention and treatment of common shoulder injuries in sport: grading the evidence – a statement paper commissioned by the Danish Society of Sports Physical Therapy (DSSF). Liaghat B, Pedersen JR, Husted RS, Pedersen LL, Thorborg K, Juhl CB. Br J Sports Med. 2023 apr; 57(7): 408-416 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10086287/
- Current concepts in the evolution of arthroscopic rotator cuff repair. Tokish JM, Hawkins RJ. JSES Rev Rep Tech. 2021 feb 25;1(2):75-83 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10086287/
- Current concepts review in the management of subscapularis tear. Chellamuthu G, Sundar S, Rajan DV. J Clin Orthop Trauma. 2022 apr 12:28:101867 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35494488/
- Current concepts on management of cuff tear. Prabhakar A, Subramanian JNK, Swathikaa P, Kumareswaran SI, Subramanian KN. J Clin Orthop Trauma. 2022 feb 18:28:101808 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35402155/
- Trends and advancements in shoulder biomechanics research. Morrow MM, Cutti AG, Vidt ME. J Electromyogr Kinesiol. 2022 feb:62:102409 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32156454/
- The subacromial bursa: current concepts review. Lanham NS, Swindell HW, Levine WN. JBJS. 2021 nov 10;9(11). https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34757977/
- Traumatic rotator cuff tears – current concepts in diagnosis and management. Abdelwahab A, Ahuja N, Iyengar KP, Jain VK, Bakti N, Singh B. J Clin Orthop Trauma. 2021 apr 17:18:51-55 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33996448/
- Current concepts in the rehabilitation of rotator cuff related disorders. Boland K, Smith C, Bond H, Briggs S, Walton J. J Clin Orthop Trauma. 2021 apr 18:18:13-19 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33987078/
- Rotator cuff repair techniques: current concepts. Thangarajah T, Lo IK, Sabo MT. J Clin Orthop Trauma. 2021 mar 17:17:149-156 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33854942/
NON PERDERTI LA VIDEO SPIEGAZIONE SULLA ROTTURA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI
Sul canale YouTube dedicato (@OrtopediaDeiGiudici) è disponibile una pratica “videolezione” sulla rottura della cuffia dei rotatori, in cui è anche visualizzabile un estratto chirurgico dell’intervento di riparazione del tendine del sovraspinato.
Nella pagina del video è possibile fare click sul tasto “iscriviti” per rimanere aggiornato sulle mie ultime pubblicazioni video.